Riprendiamo però le fila del nostro discorso e torniamo al Cinquecento restando a Ferrara, dove lasciamo il nostro Ariosto (un po' frustrato in realtà per la rapidità con cui abbiamo trattato e liquidato...) ma dove ritroviamo qualche anno dopo un'altra voce molto importante della nostra storia letteraria, ovvero Torquato Tasso. Tasso che poverino è per molti versi il grande escluso dei programmi di storia letteraria, nel senso che spesso la storia della letteratura nei programmi anche universitari nelle sue periodizzazioni viene segmentata in blocchi che prevedono "dalle origini al Cinquecento Tasso escluso", poi "dal Sei all'Ottocento". Ma questo significa forse che Tasso è poco importante, che lo si può bypassare? Certamente no... questo però ci fa già capire che è un autore a cavallo tra due mondi, tra due fasi storiche e culturali, che non è pienamente allineato né all'una né all'altra: è Tasso il testimone di un mondo che sta mutando. Siamo al tramonto del Rinascimento (viene detto anche l'autunno del Rinascimento), siamo in piena Controriforma. Tra la fine del Cinquecento e poi nel corso del Seicento ci troviamo in una fase storica e culturale che di solito viene descritta viene tratteggiata come un momento di ripiegamento di oscurantismo di mancanza di vivacità di scarso fervore intellettuale, perché il rigido il rigoroso controllo della chiesa (dopo la riforma protestante e la Chiesa Cattolica rischia di vedersi sfuggire tra le mani il potere, il controllo culturale sociale e politico, e quindi dà un giro di vite molto forte e cerca di controllare la circolazione anche delle delle idee e tutti gli aspetti culturali e non solo...) insomma questo controllo esercitato dalla Chiesa in fase di Controriforma impatta in modo importante anche l'arte e la letteratura... è dunque una fase di censura, di intellettuali bruciati al rogo perché non allineati ai dettami della Chiesa Cattolica, di un sempre più nutrito numero di libri messi all'indice (e quindi sottratti alla circolazione) eccetera. Ora questa in realtà è una lettura non falsata, però forse un po' semplicistica anche di questo periodo storico che in realtà dal punto di vista almeno letterario è però e resta molto poco studiato... e dunque potrebbe riservare ancora grandi sorprese... diciamo comunque che il periodo tra la fine del Cinquecento i primissimi anni del Settecento resta schiacciato tra le due grandi gloriose fasi del Rinascimento e poi dell'illuminismo e quindi resta in questo cono d'ombra che appiattisce però la ricchezza invece di esperienze che caratterizza questa fase letteraria. In ogni caso Tasso (anche se come dicevo spesso tagliato fuori dalle periodizzazioni manualistiche) è un autore la cui grandezza non è mai stata messa in discussione e, anzi, un autore attorno al quale è sorto (già in vita l'autore) un vero e proprio mito. In tutta Europa, intendo c'era il mito di Tasso, mito legato in buona misura anche ad alcune vicende biografiche: circolava questa immagine del Tasso come poeta malinconico e sventurato quasi un romantico ante litteram che poi in realtà era legato al fatto che Tasso è stato a un certo punto fatto rinchiudere di forza a Sant'Anna in un ospedale, cioè in termini moderni diremmo che Tasso era stato internato in un manicomio. Evento che segna uno spartiacque importante nella vita nelle opere di questo autore che intanto comunque mentre era rinchiuso a Sant'Anna scrive tantissimo. Scrive soprattutto molte rime molte poesie e cerca anche di utilizzare la scrittura la propria penna per guadagnarsi di nuovo la libertà. Infatti non sono poche le rime di tipo encomiastico scritte in questo periodo. Se prima di Sant'Anna Tasso (che aveva già dato prove importanti della sua arte letteraria: non abbiamo ora il tempo di elencarle e vi invito a recuperarle dal manuale sul quale avete deciso di preparare l'esame...) In ogni caso se prima della reclusione Tasso pensava ad una poesia sontuosa, difendeva anche valore della finzione letteraria in virtù del potere della parola capace di creare mondi di creare realtà, dopo le lunghe meditazioni di Sant'Anna giunge alla conclusione che il poeta deve farsi portavoce di verità filosofiche, di verità teologiche: che deve essere insomma un poeta dotto, un poeta colto, una sorta di mediatore del sapere. La Gerusalemme Liberata, a cui è legata la la fama europea di Tasso, che ha avuto una storia compositiva molto complessa e stratificata, era in realtà stata scritta nella prima fase, quindi prima della reclusione a Sant'Anna. Tasso aveva cominciato a far circolare un manoscritto del suo poema perché voleva avere comunque dei pareri prima di darlo alle stampe. Pensava in realtà di cavarsela in in poco tempo e invece la Gerusalemme (quindi è un poema epico di argomento cristiano) sollevò non poche obiezioni non pochi problemi, soprattutto perché alcuni aspetti del poema turbavano i più rigidi osservatori dei dettami della Controriforma. Tasso insomma entra in una fase di stallo, nel frattempo viene recluso a Sant'Anna, quindi non si occupa più, non si preoccupa più troppo del suo poema, e nel frattempo (quindi mentre lui è a Sant'Anna) La Gerusalemme viene stampata: prima in modo parziale, poi invece in versione completa, edizioni quindi che cominciano a circolare senza il controllo dell'autore senza la sua autorizzazione. Ma, autorizzato o meno che fosse, il poema spopola (sicuramente per la gioia degli Stampatori, forse un po' meno per quella di Tasso...) e comincia così a circolare in tutta Europa. Un successo alimentato anche da questo mito per l'appunto del poeta folle e sfortunato. Quando poi il Tasso uscirà da Sant'Anna rivedrà la Gerusalemme, quindi ripenserà il suo poema, e darà anche alle stampe una nuova versione del poema, che è però un'altra cosa: col titolo Gerusalemme Conquistata, Tasso aveva già manifestato l'idea, si era già affacciata in lui l'idea di rivedere la Gerusalemme liberata ancora negli ultimi tempi della prigionia, però insomma uscito da Sant'Anna lavorerà a lungo a questa riscrittura a questa nuova forma del poema (quindi alla Gerusalemme Conquistata) che verrà stampata poi solo nel 93. Di fatto l'argomento è lo stesso della Liberata, però Tasso elimina gli episodi amorosi limitandosi di fatto all'aspetto più epico del poema e anche rafforzando tutto il legame con il modello principe di questo grande esperimento epico, ovvero l'Iliade di Omero. Inoltre nella Conquistata Tasso rimpolpa gli aspetti di tipo anche religioso e teologico andando in una direzione più dotta più filosofica addirittura a tratti metafisica. E (cosa che aveva fatto in realtà anche per le Rime) accompagna il suo poema con un auto-commento nel quale in modo sempre molto dotto molto erudito dà una spiegazione una interpretazione dell'Opera, sciorinando soprattutto l'enorme mole di fonti e di riferimenti letterari e filosofici che stavano dietro al testo. Insomma, vediamo qui in che termini Tasso dopo Sant'Anna cerca di difendere di sostenere questa immagine di poeta dotto, erudito, di poeta il cui ruolo è quello di utilizzare la finzione letteraria non tanto per dilettare semplicemente i lettori ma proprio per istruirli per educarli per farsi tramite anche della sua smisurata cultura e erudizione. Parlando però della Gerusalemme Liberata alla quale è legata la fama Europea del Tasso, troverete sul Moodle le primissime ottave del poema, con un un ottimo commento che quindi fungerà egregiamente da guida alla lettura. Vi chiederei dunque di di leggerle per bene ripensando in parallelo anche al primo canto del Furioso Ariosto. Osserverete almeno come Tasso riprende (e questo è normale, quindi non era mancanza di fantasia, ma è inserirsi in una liturgia del genere in una tradizione) Tasso riprende le movenze caratteristiche canoniche del genere del poema epico e quindi come nell'epica e come anche in Ariosto per prima cosa esprime l'argomento della Gerusalemme Liberata; segue poi l'invocazione alle Muse (caratteristica questa dell'epica classica, ma non l'abbiamo invece nel Furioso); e terzo punto c'è la dedica questa presente sì in Tasso come in Ariosto, quindi abbiamo l'aspetto insomma encomiastico. La Liberata in particolare viene dedicata da Tasso a Alfonso II d'Este che però sarà proprio colui che lo farà poi internare a Sant'Anna. Vi chiederei anche di osservare in particolare nella terza ottava del primo canto il problema anche etico che Tasso si pone, quindi del del rapporto tra il vero e la finzione: parla Tasso del vero "condito in molli versi" e fa emergere in questo modo l'idea della bellezza anche formale, della eleganza, del valore letterario della parola come tramite per edulcorare se volete un messaggio... per esprimere il vero rendendolo però più piacevole più appetibile attraverso la bellezza della poesia. Credo che in generale anche solo una rapida e parzialissima lettura degli incipit dei due poemi, quindi del Furioso e della Liberata, sia sufficiente per cogliere le radicale differenza proprio di spirito, di universo, tra queste due opere letterarie: se nell'Ariosto abbiamo l'avventura, l'intricarsi delle vicende, l'amore la magia eccetera, Volta a intrattenere in particolare la corte, con Tasso abbiamo un'ambizione diversa abbiamo un'ambizione forse anche più alta, un obiettivo di tipo etico, morale, che vuole passare attraverso la forma epica e trattare un argomento di tipo religioso, ma anche ancorandosi a vicende storiche (quindi siamo nel contesto della prima crociata...) direi che Tasso si allontana dal mondo dall'universo cavalleresco di Ariosto e apre a un contesto a un mondo forse meno spensierato, forse meno leggero anche, ma sicuramente di alte ambizioni letterarie. Insomma il modello di riferimento non è più quello della materia di Francia della tradizione orale popolare anche dei cantari (per quanto rivisitata da Ariosto in chiave molto intellettuale e colta): il modello è qui quello dell'epica classica (Omero, certo, Virgilio, ovviamente immancabile) ripensato in chiave religiosa non senza importanti attualizzazioni anche di tipo storico.