La lettura di un passaggio dal primo capitolo della Vita Nova ci ha offerto l'occasione di parlare della anafora. Che cos'è l'anafora l'anafora è una figura retorica è più precisamente una figura di ripetizione (ve ne sono altre: ne passeremo in rassegna qualcuna) una figura di ripetizione che consiste nella ripetizione per l'appunto di una o più parole all'inizio di più enunciati o segmenti testuali successivi. è una figura usatissima in poesia molto usata anche però in preghiere invocazioni filastrocche ecc. e aiuta anche in un certo senso la memorizzazione dà il ritmo. Insomma l'utilizzo retorico che si può fare dell'anafora, dipende un po' anche dal contesto: può conferire solennità (è il caso abbiamo visto nel primo capitolo della Vita Nova) ma può anche riprendere un andamento più di tipo liturgico o salmodiante. Un esempio piuttosto famoso di anafora, sempre in Dante, dalla Divina Commedia, è la ripetizione di "amor", quindi della parola amore all'inizio di tre terzine contigue nel quinto canto dell'Inferno: è il famosissimo passaggio episodio di Paolo e Francesca e quindi abbiamo la ripetizione di "Amor ch'a nullo amato" "Amor ch'al cor gentil..." "Amor condusse noi..." questo è un uno tra i tanti esempi di anafora che è una figura retorica usatissima in poesia. La figura retorica speculare a quella dell'anafora è la epifora, che è sempre una figura di ripetizione, ma consiste in questo caso nella ripetizione di una o più parole, alla fine di più enunciati o segmenti testuali, contigui. Banalmente, a livello minimo, la stessa rima (che è la identità di suono a partire dall'ultima vocale tonica, l'abbiamo visto) ma la stessa rima è una forma di epifora. Se vogliamo restare in ambito dantesco, e sempre nella Divina Commedia, abbiamo ad esempio in epifora la ripetizione come parola-rima della parola "Cristo". Ripetizione della parola Cristo che non risponde in questo caso soltanto semplicementemente a questioni di tipo retorico, ma anche al fatto che la parola si trova in posizione di rima e in qualche modo le rime creano un legame fra loro anche in termini di significato. Nella logica dantesca la parola Cristo, non poteva rimare e entrare in questo modo in contatto, se vogliamo dirlo banalmente: "sporcarsi" con il riferimento diretto a altre parole: quindi la parola Cristo poteva rimanere solo con se stessa. Più in generale, se pensiamo sempre alla Divina Commedia, e se guardiamo all'insieme dell'Opera, è una forma di epifora anche il fatto che tutte e tre le cantiche della Divina Commedia (quindi Inferno Purgatorio e Paradiso) si concludano con la stessa parola: "stelle". Quindi abbiamo la ripetizione in questo caso alla fine non di segmenti testuali contigui ma insomma addirittura delle tre cantiche, la ripetizione in epifora della stessa parola. Per dare un quadro più completo delle figure di ripetizione possiamo includere anche l'anadiplosi: anadiplosi che consiste nella ripetizione di una o più parole alla fine e all'inizio di segmenti testuali contigui o enunciati. Abbiamo qui un esempio leopardiano, tratto da All'Italia. Abbiamo "Vedo le mura e gli archi ma la gloria non vedo non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi" eccetera, per cui "non vedo" alla fine del verso è ripetuto "non vedo" all'inizio del verso successivo: è una figura in questo caso non solo di ripetizione, ma anche di ripresa. Per esulare un po' da esempi così più alti e poetici, è un tipo di figura che si utilizza spessissimo in realtà anche nel parlato. Io per esempio mi rendo conto di usarla molto spesso nei miei corsi, quando vi dico, per esempio: Parleremo della anadiplosi, anadiplosi che è una figura retorica che consiste in... ripeto all'inizio di una frase per riprendere il concetto la parola o sintagma con cui ho concluso la frase precedente. In modo piuttosto spontaneo utilizzo l'anadiplosi. La figura speculare alla anadiplosi è la epanadiplosi che consiste nella ripetizione in questo caso di una più parole all'inizio e alla fine di un segmento di un enunciato o segmento testuale. Per esempio, se vogliamo tornare a Dante e alla Vita Nova, nel passaggio "Vede perfettamente ogni salute, chi la mia donna tra le donne vede", quindi "vede" è ripetuto all'inizio e alla fine dell'enunciato. Questa figura si chiama epanadiplosi. questo piccolo schema riassuntivo dovrebbe credo aiutarvi a memorizzare la differenza, tra anafora epifora anadiplosi e epanadiplosi: sono tutte figure di ripetizione diverse fra loro a seconda della sede in cui viene ripetuto il segmento testuale o la parola. Anafora all'inizio, epifora alla fine, anadiplosi fine e inizio e epanadiplosi inizio e fine. Se vogliamo aggiungere un ultimo elemento possiamo considerare anche la epanalessi: epanalessi che è la ripetizione contigua di un termine o sintagma. Esempio leopardiano: "o natura natura perché non rendi poi..." Quindi abbiamo la ripetizione di "natura".